fbpx

Salute

La Decodifica Biologica

INTRODUZIONE
 
Negli anni ’80, il Medico Tedesco Ryke Geerd Hamer (adesso in carcere in Francia, in seguito ad una contestata accusa di “abuso della professione medica), dopo un lungo studio su oltre 13.500 TAC di pazienti affetti da forme tumorali, formula la teoria della “Nuova Medicina”.
Questa teoria, basata su cinque Leggi Biologiche, comporta un completo capovolgimento della comprensione diagnostica della genesi delle malattie ed in particolare quella del cancro.
Secondo la Nuova Medicina, le malattie fanno parte di un “programma speciale, biologico e sensato” della Natura. Ogni volta che un individuo è colpito da un trauma emotivo che abbia le seguenti caratteristiche: vissuto in maniera drammatica, ci colga impreparati, sia vissuto in solitudine, non si trovi una soluzione soddisfacente per superare il conflitto, e quindi interessi contemporaneamente i tre livelli psichico, cerebrale ed organico, il cervello entra in azione creando uno speciale programma biologico per la sopravvivenza dell’individuo che si manifesta a livello dell’organo malato. L’intensità del trauma emotivo determina la gravità della malattia e il tipo d’emozione ne determina la localizzazione nel corpo. Senza conflitto non vi è malattia.
 
Il “Decodage Biologique” si basa sul lavoro svolto da Hamer ed è stato sviluppato e approfondito da un gruppo di ricercatori francesi (Sabbah, Athias, Flèche, Fréchet ecc.), che applicano protocolli di lavoro efficaci per la soluzione dei conflitti scatenanti la malattia e la conseguente guarigione.
 
In questo scritto approfondirò principalmente le teorie riguardanti l’origine della malattia.
 
 
Origini della malattia
 
Nella nostra cultura la malattia è vissuta come stato di un’aberrazione organica, di un inesplicabile sconvolgimento della salute e quindi non è assolutamente apprezzata, ma al contrario, detestata. Per gli atei è addirittura la prova dell’inesistenza di Dio. Gli scienziati, nel tempo, hanno continuamente cercato di combattere questo “mostro” in modo sempre più aggressivo e forte, ma ci stiamo invece rendendo conto che sconfiggendo alcune forme patologiche, altre, diverse, si manifestano. Ancora oggi il cancro è considerato la manifestazione insensata di cellule impazzite e maligne e i microbi, i principali responsabili delle malattie.
Partendo invece dal principio che in Biologia niente è legato al caso, la domanda che dobbiamo porci è: La malattia a cosa serve?
Tutte le malattie sono causate da uno stress che porta ad un conflitto biologico, cominciano in seguito ad un preciso ordine dato dal cervello e sono d’origine genetica, essendo i geni portatori di memorie d’antichi adattamenti ad antichi conflitti.
La malattia ha sempre un senso biologico autentico, che nasce da un quadro ben preciso, ed ivi si mantiene. Agendo sul quadro originale, essa può scomparire. Non c’é bisogno di lottarle contro e non rappresenta un fenomeno per l’eliminazione degli individui più deboli.
Ad essa sono legati processi arcaici che includono anche il bagaglio dei momenti difficili della vita dei nostri antenati che sono trasmessi alle nuove generazioni e questa trasmissione costituisce la programmazione trans-generazionale, grazie alla quale i bambini traggono “profitto” dall’esperienza dei loro antenati per l’evoluzione della specie.
Ogni generazione agisce al meglio delle proprie possibilità e pertanto non può essere considerata colpevole anche quando sembra essere la causa della nostra patologia. Possiamo invece, grazie ad una presa di coscienza, curare le antiche ferite generazionali a posteriori. Il nostro percorso di vita è anche quello dei nostri antenati. Si può evolvere, risalendo ai problemi della nostra vita e a quelli dei nostri genitori o di coloro che ci hanno preceduti, al momento del concepimento, dove ritroveremo l’atmosfera delle nostre origini, il quadro, i colori, gli “odori” del nostro concepimento, dove scopriremo infine di che cosa siamo debitori, saldare il conto e scegliere un percorso che finalmente possa soddisfare i nostri bisogni emozionali di base.
 
Guardandola quindi da questo nuovo punto di vista, la malattia ci appare sotto una luce diversa: essa adatta gli organi ai problemi non risolti del malato (reali, immaginari o simbolici, presenti ma anche passati, perché già vissuti dai nostri antenati) e questo adattamento serve inizialmente a salvarci la vita. E’ una risposta arcaica proposta da una parte del corpo ai problemi che l’essere vivente che non sa come risolvere; se il problema sparisce, anche la malattia è eliminata, su ordine del cervello, naturalmente. Ad esempio, l’infezione microbica rappresenta un modo molto rapido per rinnovare un organismo.
 
Durante i circa quattro miliardi d’anni, gli esseri viventi, obbligati a adattarsi continuamente, hanno elaborato alcuni stratagemmi che possiamo suddividere in tre categorie:
-Uno stratagemma interno all’organismo (malattia organica).
-Uno stratagemma comportamentale (malattia psicologica).
-Uno stratagemma esterno (il destino, l’impatto dell’essere sul suo ambiente e viceversa, i suoi spostamenti e le sue azioni).
Questi stratagemmi apportano qualcosa in più all’individuo e alla propria linea generazionale. Rappresentano la soluzione ottimale della parte biologica silenziosa di ognuno di noi. Sono soluzioni prima di essere dei problemi.
 
 
La ricerca della causa
 
Ogni malattia comincia con un “risentito” (da” ressenti” in francese) particolare.
Così come troviamo naturale ereditare dai nostri antenati alcune delle loro caratteristiche morfologiche, alcuni tratti del loro carattere, potremmo anche trovare naturale il fatto che ci trasmettano delle memorie di ciò che hanno “sentito”. Ereditando il ricordo degli stress dei nostri antenati siamo preparati a l’eventualità di rivivere gli stessi avvenimenti.
Sopravvivere, anche da malati, significa guadagnare del tempo nella vita, per procreare, o per, grazie al proprio lavoro, la presenza, la conoscenza, aiutare il proprio clan.
I nostri antenati vivono in noi e possiamo trovare nel nostro albero genealogico le radici della nostra malattia, quindi non è più l’organo malato che deve essere curato, ma il proprio vissuto e quello del proprio albero familiare. Non si tratta di combattere i sintomi o il destino, con tutti i mezzi aggressivi conosciuti, ma capire a cosa servono, quale problematica ci rivelano e quindi risolverla.
 
 
Utilità della malattia
 
La durata della vita degli esseri pluricellulari è aumentata nel tempo perché le cellule che li costituivano si rinnovavano continuamente affinché l’organismo morisse sempre più tardi. Ma la frequenza dei problemi (rischio di morte, d’essere vittime di predatori ecc.) spinse questi esseri ad elaborare un sistema d’adattamento (più rapido della riproduzione sessuale) che permetteva loro di aumentare le possibilità di sopravvivenza. Questo sistema d’adattamento è formato da un insieme d’informazioni ed un innesco. Tutte le esperienze passate (comprese quelle dei nostri antenati), tutte le memorie riguardanti l’adattamento (combattimenti, strategie, risposte di un tessuto, di un organo o dell’organismo) sono inscritte nei geni. Le esperienze più recenti della discendenza sono presenti in certe cellule o in alcune proteine (memoria cellulare), ma c’è bisogno di un sistema d’innesco affinché la risposta delle antiche esperienze sia trovata nel minor tempo possibile: il sistema simpatico. La simpaticotonia permette agli individui sotto forte stress di restare in vita il più a lungo possibile. Grazie ad essa, alle sue molecole messaggere, agli ormoni, ai neuro-trasmettitori, al sistema immunitario la vita degli esseri complessi è diventata sempre più lunga. Alla sessualità, che permetteva la sopravvivenza della specie, si è aggiunto il sistema neurovegetativo simpaticotonico, che permette la sopravvivenza dell’individuo, perché vivere più a lungo significa procreare e grazie ad una malattia, si possono anche aumentare le possibilità di sopravvivenza della propria specie.
Dopo tale sforzo, entra in gioco la vagotonia che riporta (o tenta di riportare) l’organo alla sua funzione primaria. Quindi gli organi ricevono dal cervello l’ordine di ritornare alla loro funzione originale.
 
Tutti gli organi sono innervati da questi due sistemi antagonisti: simpaticotonico e vagotonico.
 Le malattie che interessano gli esseri viventi sono di due tipi: le malattie fredde (senza febbre), discrete, attivate dal sistema simpatico adattatore e le malattie calde (infiammatorie, infettive, edematose) innescate dal sistema vago riparatore.
Tutte le malattie cominciano con una fase “fredda” e terminano con una fase “calda”.
 
 
Comprensione della malattia
 
Nel momento in cui un avvenimento inatteso è vissuto in isolamento con un “risentito” drammatico, l’individuo entra in stato di choc e attiva un conflitto biologico. In questo momento subentra lo stato di malattia (anche l’incompatibilità tra organismo ed un elemento esterno tossico, radioattivo, acido, corpo estraneo può costituire un conflitto biologico).
 
La malattia non s’instaura però ogni volta che ci sentiamo stressati. Occorre che ci sia all’origine una serie di conflitti, sia nella prima parte della nostra vita, che in quella dei nostri ascendenti. Parliamo in questo caso di conflitti programmanti. Il conflitto che alla fine innescherà la malattia è chiamato conflitto scatenante e rappresenta la risonanza del conflitto programmante.
Un conflitto piccolo scatenerà una piccola malattia; un conflitto grande porterà ad una malattia più importante. Di fronte allo stesso avvenimento quindi, ognuno, in base al proprio risentito, reagirà in modo diverso.
Il sistema simpaticotonico porterà ad un organo un messaggio da parte del cervello, inibendo o stimolando il rinnovo cellulare in base alla nuova funzione che dovrà svolgere. L’organo sarà interessato da una malattia “fredda” (senza febbre) e reagirà diversamente in base all’esatto risentito o alla risonanza del proprio albero genealogico. Questa malattia fredda permetterà all’individuo di:
-Evitare una morte immediata.
-Ottenere, di fronte ad un problema che non sa risolvere, l’aiuto di una parte del suo organismo.
Rappresenta quindi un sistema di sopravvivenza.
 
Le gerarchie, gli organigrammi della società, le credenze, le regole sociali, creando dei conflitti, inducono anch’esse programmi di malattia nelle popolazioni.
 
E’ tuttavia più difficile comprendere il senso della malattia se crediamo che l’uomo sia apparso sulla terra così com’è oggi. Ad esempio, non riusciremmo a capire il senso di un cancro ai reni se non sapessimo che qualche milione d’anni fa l’uomo viveva sott’acqua e che abbiamo ereditato dai pesci la capacità di bloccare l’evacuazione dei liquidi. Quando un pesce si trova su una spiaggia, troppo lontano perché sia ripreso da un’onda, ha interesse a non disidratarsi e quindi sviluppa un carcinoma che impedisce l’evacuazione dei liquidi. L’uomo moderno, che vive drammaticamente la situazione d’essere allontanato dal suo ambiente, o che si trova in un ambiente ostile, dove deve ricominciare tutto da zero, senza denaro, può sviluppare questo tipo di cancro o programmare la propria discendenza in questo senso.
 
 
Quattro famiglie di conflitti biologici
 
1.     Famiglia dei conflitti vitali. Riguardano gli organi che si occupano dei bisogni primari dell’individuo: l’ossigenazione del sangue (paura di soffocare, della morte), la nutrizione (paura della mancanza del rispetto, del cibo, dei soldi), la procreazione (perdita di bambini), la digestione (tendenza a “rimuginare”, che influisce sullo stomaco), l’eliminazione (non poter dimenticare un avvenimento negativo, non poter perdonare).
2.     Famiglia dei conflitti di protezione: Quando l’individuo è in grado di soddisfare i suoi bisogni primari, cerca la sicurezza. Il confitto di paura di essere aggrediti riguarda gli organi che proteggono (pleura, peritoneo, meningi, pericardio, derma ecc.) e può scaturire da un insulto, uno sguardo aggressivo, un contatto spiacevole, un colpo fisico reale, una contaminazione da microbi, un’aggressione sessuale ecc.
3.     La famiglia dei conflitti di svalutazione. Dopo l’urgenza vitale e la sicurezza, l’individuo ha bisogno di ricerca e per questo di una organizzazione (scheletro) per muoversi, del gruppo, del calore della tribù. Quando egli si confronta con gli altri, sviluppa un “conflitto di svalutazione” che riguarda gli organi di struttura dell’uomo (alcune parti dell’osso, il sangue, i tendini, i muscoli, il tessuto connettivo ecc.) e se non si sente protetto e difeso, entra in scena il sistema linfatico.
4.     La famiglia dei conflitti di relazione, del territorio. Dopo che i bisogni primari, di sicurezza, d’appartenere ad un clan e di esplorare il proprio universo sono soddisfatti, l’individuo vuole crearsi un territorio stabile, desidera avere delle relazioni, del piacere. In questo caso sono coinvolti organi che conducono informazioni, come il sangue, alcune parti del tubo digestivo, i bronchi, la laringe, il reticolo biliare, i nervi, l’epidermide, il collo dell’utero ecc. I problemi legati al territorio possono essere di natura diversa per ognuno, e far scaturire emozioni differenti, dal rancore, alla frustrazione, alla paura.
 
Il “risentito” drammatico di fronte ad un avvenimento non è mai il risultato di un’analisi razionale e oggettiva della situazione, ma il re-insorgere di un conflitto molto antico instauratosi nella memoria dell’individuo. Quando la persona reagisce in modo sproporzionato rispetto all’importanza dell’avvenimento, ci troviamo di fronte ad una vecchia storia che riaffiora.
 
 
 
 
L’omeostasi
 
All’interno d’ogni essere vivente, come anche nell’universo stesso, forze antagoniste cercano di trovare un equilibrio per permettere la vita. Il fenomeno vita apprezza la neutralità e l’equilibrio.
Nell’interesse superiore dell’individuo, ogni secondo il cervello neurovegetativo riceve centinaia d’informazioni dai recettori distribuiti in tutto il corpo e stimola oppure frena l’attività d’ogni organo per mantenere le costanti biologiche in funzione delle variazioni dell’ambiente esterno. L’omeostasi tiene però conto anche del risentito ed adatta le “forniture” ai bisogni provocati anche dal risentito, essendo importante tanto quanto le modificazioni ambientali.
In nessun momento il cervello impartisce ordini inutili o insensati. Un bisogno, la cui immagine è racchiusa in una memoria, un’emozione antica, sono, per il cervello, reali quanto un vero bisogno immediato e ne tiene conto nello stesso modo. Possiamo, infatti, anche avere dei conflitti biologici a causa d’avvenimenti drammatici immaginati, virtuali od originati da simboli. Per l’attività corticale, agire, immaginare un’azione, pensare ad una cosa o vederla realmente è la stessa cosa.
 
 
Esempi di conflitto
 
Una contestazione frequente è: -Una tendinite mentre giochiamo a tennis è d’origine meccanica, non psicologica! La risposta è: -Si e no, perché non a tutti quelli che giocano a tennis viene una tendinite, quindi c’è una differenza! Una tendinite deriva da un conflitto di svalutazione perché non possiamo raggiungere immediatamente in nostro obiettivo, per esempio in una gara. E’ il conflitto del giocatore stesso che scatena il processo che porta alla tendinite; giocando con un altro stato d’animo, non svilupperà alcuna patologia.
Un’altra contestazione può essere quella dei bambini spesso malati, quando vanno all’asilo o a scuola: è il contagio di microbi il responsabile! Sì e No. Tutti i bambini prendono lo stesso virus nello stesso momento, questo significa che devono risolvere lo stesso problema esistenziale nello stesso momento. I microbi aiutano a riparare determinati organi, ma non scatenano la malattia. Nel momento in cui frequentano l’asilo o la scuola, i bambini sono sottoposti a conflitti di separazione e di territorio, di non potersi esprimere, perdita di contatto con la madre, rancori, non riuscire a sentire la voce dei genitori quando lo desiderano; sono fortemente ricettivi allo spirito dell’ambiente che li circonda e devono cercare di risolvere tutti questi conflitti. Al momento in cui li risolvono, il cervello scatena le malattie calde di riparazione, che utilizzano i microbi messi a disposizione all’interno dell’asilo.
 
L’intervento dei microbi
 
Un organo può ripararsi senza l’aiuto dei microbi, ma occorre più tempo, e i tumori (che si formano durante la fase fredda) che non sono distrutti, eliminati, restano fisicamente presenti, si “incistano”, si calcificano, si fossilizzano. I microbi si riproducono velocemente per permettere l’eliminazione di tumori, l’espulsione di sostanze estranee (con il pus), migliorare la funzionalità di un organo in un tempo minore rispetto a quello che farebbe la sua “parte cellulare”.
 
 
 
 
Il destino
 
L’origine del destino, risale, come la malattia, alla notte dei tempi. Il destino incatena l’individuo e lo obbliga ad andare in una certa situazione, a vivere un determinato avvenimento. Ribellarsi ad un destino avverso lottando contro di esso può rappresentare una perdita in partenza. Un anti-destino è in ogni caso un destino. La cosa più saggia da fare è seguire la corrente, imparando a conoscerla e ottenere una traiettoria più soddisfacente per noi. La comprensione ci libera e riuscire a comprendere il proprio destino ci aiuta a guadagnare più libero arbitrio, e soddisfare bisogni non ancora soddisfatti. Come la malattia ha un senso per la sopravvivenza, i nostri comportamenti, il nostro cammino nella vita, ciò che facciamo e ciò che non riusciamo a fare ha senso per la sopravvivenza della nostra discendenza.
La personalità di un individuo è la risultante del “risentito” alla nascita e nei primi anni di vita. Con questa personalità egli sviluppa le proprie programmazioni nel corso della vita e l’educazione ricevuta, con tutti i suoi tabù, le nevrosi familiari o della collettività interferiranno nel destino della discendenza.
 
 
La morte
 
I conflitti portati all’estremo nel tempo, vagotonia troppo rapida, danni all’apparato circolatorio, intossicazioni, malnutrizione, suicidi possono essere visti come leve al servizio delle programmazioni. Ogni popolo sceglie il proprio modo per morire.
Anche morire prima della “nostra” ora è imputabile a delle programmazioni, come nel caso di bambini che muoiono prima dei loro genitori ( quando ad esempio gli antenati sono stati sottoposti ad un grande stress ad una certa età, il discendente può sfuggire alla stessa eventualità morendo prima), ma rappresenta un grande spreco energetico per l’intera linea generazionale. In ugual modo, quando un individuo muore prima del tempo, il compito di occuparsi dei conflitti irrisolti della linea sono ripartiti tra i viventi che rimangono e i loro discendenti.
 
 
Destino dei bambini come garanzia di sopravvivenza della specie
 
Un momento o un periodo vissuto in modo pesante (pericoloso, urtante, che presenta un problema irrisolvibile) vissuto da un essere vivente, si fissa nello spazio sull’ellisse intorno al sole e segnala un pericolo per le generazioni a venire. Queste generazioni sapranno che quel momento è pericoloso e quando un discendente si troverà sulla terra nella stessa posizione siderale oppure riceverà uno stimolo che richiamerà quel momento, il suo risentito si manifesterà. Il discendente risponderà con un atto (un destino, un cammino, un comportamento) oppure una malattia. L’individuo quindi non è autonomo, perché l’informazione derivante dalle generazioni precedenti, inscritta nelle sue cellule a propria insaputa, lo dirige nella vita con una precisione d’orologio.
La soluzione migliore affinché la linea si perpetui, consiste nell’informare le generazioni a venire delle difficoltà incontrate: i bambini ricevono, nel loro sangue un “album dei ricordi” con tutte le informazioni dei pericoli incontrati, L’avvenire si costruisce tutto sulle basi del passato.
Tutti gli stress che i nostri antenati non hanno potuto risolvere s’installano e passano dal sangue materno a quello del neonato, da cervello a cervello, di generazione in generazione. Uno stress del 1897, ad esempio, potrà essere letto dal cervello di un discendente nel 1957. Il neonato potrà nascere con un organo più efficace di quello dei propri genitori. Qualche volta l’informazione di pericolo viene dagli alberi genealogici d’entrambi i genitori e il neonato nasce con un organo già “malato”, atipico, una malattia invalidante, congenita oppure un “dono”.
 Cambiamenti morfologici e malattie congenite rappresentano risposte biologie d’adattamento ai problemi delle generazioni precedenti.
 
Le soluzioni quindi che il cervello adotta per reagire sono:
1.     La malattia come soluzione organica.
2.     Una soluzione sia organica sia di comportamento (depressione, follia, psicosi, fobie ecc.).
3.     Far adottare all’individuo un percorso di vita, un’attività, un comportamento, una professione, un luogo in cui vive, delle “direzioni”, che sono di fatto “soluzioni relazionali dell’organismo nel proprio ambiente”. In questo caso non è l’organo ad essere in prima linea, ma la soluzione biologica interessa tutta la vita dell’individuo.
 
Il passaggio spazio-temporale delle informazioni proveniente dagli antenati è codificato nel nostro corpo; decifrare questa “programmazione” e farla esprimere, è utile per la guarigione. Liberarsi dall’obbligo di eseguire questa programmazione, dalla semplice difficoltà scolastica alla malattia grave, portare alla coscienza ciò che i nostri antenati hanno vissuto, è un passaggio obbligato, altrimenti il “pilota automatico” rimane operativo ed inconsciamente aderiremo all’ineluttabile destino.
 
 
Principali programmazioni degli esseri viventi
 
Ognuno di noi è il risultato di milioni di conflitti biologici, vissuti, sentiti e risentiti durante milioni d’anni d’evoluzione. I più recenti di questi conflitti costituiscono il nostro programma di destino.
Queste programmazioni sono classificate in quattro categorie:
 
          Codifica arcaica: l’antica storia delle linee generazionali, con tutti quei codici che forniscono caratteristiche comuni agli individui della stessa specie.
          Programmazioni trans-generazionali: i problemi non risolti degli antenati invitano le nuove generazioni ad apportarvi delle soluzioni. Ai neonati sono forniti degli “album-ricordi” a questo scopo.
          Progetto senso dei genitori: ciò che i genitori vivono e risentono al momento del concepimento, gestazione e dopo la nascita, prima e durante il concepimento. Ciò che causa loro conflitto s’inscrive analogicamente nel bambino: l’ambiente in cui è concepito, il perché, chi è morto all’epoca del concepimento, se il periodo in cui è concepito era economicamente favorevole per i genitori oppure era un periodo difficile, con fallimenti, separazioni, malattie… Il vissuto dell’embrione in utero (ciò che sente la mamma durante la gestazione). Quali nuove equazioni si stabiliscono con questa nuova presenza: è il frutto di una fusione gioiosa, vibrante, un momento d’estasi fra madre e padre o al contrario, è sentita come un obbligo coniugale e sociale? Ci sono cambiamenti importanti in questi 9 mesi? Le modalità del parto, ciò che accade al bambino nei primi mesi di vita, le sue prime esperienze, i suoi primi stress vissuti allo stadio orale o allo stadio anale ecc.
          Il vissuto dell’infanzia: gli stress vissuti nella fase “edipica”, la qualità della relazione fra il bambino e la famiglia che avrà più tardi reazioni di tipo comportamentale e delle “risonanze”.
 
Ogni istante della vita noi occupiamo una posizione precisa nell’universo. Momenti specifici, sia positivi che negativi, hanno quindi una posizione geografica nell’universo (in relazione agli altri pianeti del sistema od altri sistemi). Queste posizioni sono associate dal cervello a risentiti dell’individuo e l’insieme di essi è memorizzato nel corpo. Il cervello rileva la sua posizione nello spazio e può quindi far riemergere dal profondo, la memoria degli stress associati.
Studi congiunti del tema astrale di una persona e del suo albero genealogico rivelano alcuni identici aspetti. La carta del cielo della nascita (con i pianeti che simboleggiano alcune informazioni) può dare indicazioni sulla genealogia, la storia familiare e le missioni affidate all’individuo. Questo c’invita a riflettere sull’interdipendenza degli elementi nell’universo nelle programmazioni.
 
Delle quattro categorie di programmazioni, è interessante approfondire, ai fini di questo scritto, principalmente quelle trans-generazionali e il progetto-senso dei genitori.
 
 
Programmazione trans-generazionale
 
Le generazioni umane, come quelle animali, si proiettano verso il futuro mettendo al mondo dei figli, quindi fanno dei figli per vivere e non vivono per fare dei figli. I genitori e i nostri antenati, anche da morti, sono sempre presenti, essi “vivono nella memoria” dell’albero genealogico, trait d’union tra passato e futuro. Di conseguenza, per il cervello biologico, per il quale passato, presente e futuro sono tutti presenti nello stesso momento, è naturale risolvere oggi anche conflitti che appartengono al passato. Non è la realtà neutra del momento quella a cui risponde l’organismo con un tumore od una disfunzione, ma il “pilota automatico” che guida il cammino dell’uomo verso determinate scelte, le memorie (le realtà antiche, o quelle che sono interpretate come realtà) che ci lasciano i nostri antenati.
Molti sono i conflitti irrisolti d’ogni individuo e generazione: guerre, drammi, nevrosi, vergogne, frustrazioni ecc. Tutto ciò che fa pressione sulla persona, dottrine politiche o religiose, violenze e umiliazioni, ingiustizie, figli illegittimi tenuti nascosti ecc, limita le sue possibilità e gli impedisce di vivere liberamente.
Ad esempio, la mancanza o la morte di un parente stretto in età infantile, spenge l’innocenza e i sogni e crea confusione mentale (figli che prendono il posto dei genitori, che si occupano dei fratelli più piccoli). Può creare anche senso di colpa, per non aver potuto far niente per non salvare i propri cari e questo può incidere negativamente sulle generazioni a venire, programmando dei conflitti (patologie muscolari, polmonari, del sangue, cerebrali ecc.).
 
Il progetto-senso dei genitori
 
L’unione amorosa tra un uomo e una donna avviene perché i loro cervelli hanno rilevato una certa similitudine, una complementarietà tra i vissuti dei propri antenati, nelle “loro vite anteriori”, che si sono poi materializzate nei loro cieli di nascita. Nel momento in cui s’incontrano, i due sanno inconsciamente se loro unione è propizia ad una nascita, a qualche regolamento di vecchi conti, all’opportunità di evolvere uno grazie all’altro. Questo incontro ha un luogo ed una data. Il progetto del bambino quindi è già “nell’aria”, anche se i genitori non ne sono coscienti.
Al momento della concezione, i problemi dei genitori dovuti alle memorie degli stress dei rispettivi alberi genealogici, le inquietudini, i rancori, i segreti, le nevrosi, le insicurezze, le gioie, avranno un influsso sul nascituro.
Durante la vita intrauterina, tutto ciò che è detto dai genitori e da quelli che li circondano, anche in caso d’aneddoti, assume importanza per il feto. Egli si prenderà carico, senza poterle analizzare, delle emozioni dei genitori e dei loro stress, grandi e piccoli (parole degli amici, parenti, dei vicini, rumori ecc.) e più avanti presenterà un problema in rapporto a questi stress.
L’eccessiva medicalizzazione del momento del parto, la paura del personale medico, l’ambiente in cui il nascituro viene alla luce, l’allontanamento momentaneo dalla madre ecc, possono aggiungere sofferenza alla prova che egli sta sostenendo. Ricordiamoci che l’istante della nascita è sacro perché è unico. Nascere può rappresentare il trauma più terribile che un essere vivente possa avere: dopo nove mesi di vita al sicuro nella placenta materna, il momento del passaggio verso il mondo esterno inciderà su tutta la futura vita. Il modo in cui si nasce, modella la nostra personalità.
L’energia immagazzinata a causa della sofferenza della nascita si accumula nelle parti del cervello che a quell’età possono sostenerla ed essa cercherà di esprimersi all’insaputa dell’individuo.
Statistiche americane hanno dimostrato che il 100% dei criminali, fanatici e terroristi hanno avuto una nascita molto traumatica, seguita da una mancanza d’amore durante l’infanzia.
Chiaramente nessuna madre è responsabile del modo in cui mette al mondo i propri figli: ognuna fa tutto ciò che è possibile con il carico del fardello genealogico che ha ereditato.
La de-programmazione e la conoscenza del proprio albero genealogico diminuirebbero il numero dei parti difficili ed in più, una nascita “dolce” potrebbe essere, come propone Frèdèric Leboyer, una soluzione al “male di vivere”.
Durante l’infanzia, secondo come ci sentiamo considerati e accolti dai nostri genitori, reagiremo con risorse diverse e loro reagiranno con il bambino secondo le proprie credenze e i loro lessico genealogico dei sensi. Secondo il modello di questo scambio, si formerà un carattere diverso.
Anche conflitti nei diversi stadi evolutivi, come la separazione dalla madre, l’arrivo di un fratellino, produrranno dei comportamenti o sintomi specifici.
L’individuo che ha dovuto lottare per nascere, si organizzerà poi nella vita perché tutto diventi qualcosa contro la quale lottare.” Arthur Janov , Empreinte.
 
 
L’itinerario delle programmazioni
 
In ogni linea generazionale, solo quei discendenti che vibrano all’unisono con un determinato antenato, risolveranno i problemi irrisolti di quell’antenato.
E’ per questa ragione che ogni figlio di una coppia è diverso e che ha un destino differente, anche se ha lo stesso sangue e gli stessi antenati. Ognuno di loro occupa una posizione precisa nella serie delle nascite e possono ereditare i programmi di un antenato che ha occupato la stessa posizione nella propria famiglia. Inoltre ognuno di loro arriva in un momento diverso, in cui i genitori possono essersi evoluti sui vari livelli, materiale, sessuale, emozionale, intellettuale, spirituale, e in cui abbiano aspettative e desideri diversi riguardo al concepimento.
I bambini concepiti nei periodi difficili dei genitori avranno più problemi di quelli concepiti in un periodo di gioia e prosperità.
 
 
Quando si manifestano i risultati delle programmazioni
 
I problemi, le malattie, come le cose più fortunate sopravvengono in momenti precisi, predeterminati, della nostra vita. Uno stress memorizzato si ripresenta ciclicamente nella vita del discendente; se non riusciamo ad evolverci in tempo utile (distaccandosi dai nostri conflitti), la ruota della vita, ci farà pagare cara questa “mancanza”.
Un comportamento patologico di un individuo o di uno dei suoi organi, apparentemente inspiegabile agli occhi di un osservatore, può rappresentare il comportamento-soluzione di uno stress vissuto da un antenato e mai risolto. Ripercorrere la storia dell’albero genealogico e riuscire a scoprire l’avvenimento all’origine del problema, potrebbe essere decisivo per la guarigione.
 
Abbandonare i conflitti
 
Prendere coscienza di quello che i nostri antenati hanno vissuto, di ciò che ha programmato le nostre sfortune e le nostre fortune, non significa condannarli o accusarli, ma comprendere che si può guarire ed evolvere. Non ci sono né vittime, né colpevoli. Anche se questo “sistema” non sembra essere una buon’opportunità per l’individuo, rappresenta l’unico modo di salvezza della linea generazionale. Essere informati dei processi trans-generazionali, significa sentirsi più vivi, più protagonisti, più coscienti e la nostra capacità d’intervenire sul nostro destino comincia a crescere, il cammino della nostra vita diventa più luminoso. Evolvere a questo punto implica porsi delle domande: Ciò che sto facendo/scegliendo, è ciò che mi farà felice o è una scelta per fedeltà al cammino tracciato dal mio albero genealogico? Autorizzarsi a pensare diversamente dalla propria famiglia d’origine, comprendere che non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo benissimo cambiare noi stessi, creare la nostra realtà, ci permette d’accedere al libero arbitrio. Inoltre, saper accettare con tranquillità ciò che ci sta accadendo, permette di visualizzare con fiducia ciò che desideriamo per il nostro futuro.
 
 
Epilogo
 
Sia che dobbiamo guarire da un comportamento psichiatrico, da un effetto non desiderato del nostro destino o da una malattia, oppure fare della prevenzione, la procedura è sempre la stessa. La guarigione di un gruppo, di un popolo, di una nazione e dei suoi comportamenti problematici passa dallo stesso tipo di ricerca terapeutica:
 
Processo della malattia e d’auto-guarigione.
 
Informazione stressante memorizzata + avvenimento catalizzatore.

Malattia organica o comportamentale, percorso di vita.

Presa di coscienza, informazione contraria.

Guarigione.
 
A partire da una diagnosi medica precisa, basata sui classici metodi diagnostici, il terapeuta , grazie alla conoscenza del ruolo di ogni tessuto, funzione, organo, può risalire alla natura del risentito con cui il malato deve rimettersi in contatto. Quindi deve localizzare l’informazione precisa nel suo contesto spazio-temporale, cosa che però non è così facile come sembra, perché, nell’ombra del conflitto, il paziente vive nell’illusione, lontano dalla realtà. In questo caso il terapeuta che si avvale di tecniche di décodage biologique può servire da specchio, per portare il malato verso le memorie nascoste, nella zona che corrisponde al problema. La sensibilità dell’ascolto, l’osservazione, il lessico di decodifica, permettono di esplorare gli indizi che circolano senza sosta nell’inconscio del consultante. Avvenimenti della vita, malattie, ripetizioni di date, corrispondenze di cifre, nomi di strade, di famiglia, cognomi, mestieri, gesti, linguaggio, lapsus, parole ricorrenti, professioni e malattie d’amici, incoerenze nella percezione di cronologie d’avvenimenti, sogni, silenzi, esitazioni, anomalie nella frequenza della voce ecc. sono segnali delle programmazioni.
Il “manifestato”, la malattia o il destino dell’individuo, esprimono la storia del suo albero genealogico e di ciò che lo minaccia. Rappresentano anche il legame con la realtà interiore dell’individuo, il suo immaginario ed il simbolico. Guarire definitivamente implica quindi un cambiamento del paesaggio interiore, un “lasciar andare”. Qualche volta la guarigione può arrivare da un perdono, un’accettazione, una decisione ferma.
La malattia è la soluzione di un conflitto e il conflitto nasce da un’illusione, quindi uscire dall’illusione è molto terapeutico. Come possiamo vedere l’armonia del mondo se abbiamo dei vetri deformanti davanti agli occhi?
“Vuoi guarire? Sappi innanzi tutto che la malattia ti ha evitato di morire… Vuoi raggiungere il tuo scopo nella vita? Abbi cognizione tuttavia che il tuo destino corrisponde, punto per punto, ai bisogni dei tuoi antenati…”

Picture of Tamara Macelloni

Tamara Macelloni

Aggiungi commento

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.