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Relazioni

Cosa Determina l’Appartenenza ad un Genere, l’Anatomia o la Volontà?

LA LITE NEL BAGNO DELLE DONNE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI TRA L’ON.VLADIMIR LUXURIA E L’ON ELISABETTA GARDINI HA SOLLEVATO STONATAMENE LA QUESTIONE DI COSA DETERMINA L’APPARTENENZA AD UN GENERE L’ANATOMIA O VOLONTÀ?
A che genere appartiene un transessuale?
La parola stessa ci suggerisce che il transessuale – dal latino “trans”, attraverso e “sexus”, sesso –
è un soggetto “trasversale” rispetto ai due sessi e alle due identità di genere “convenzionali”, maschile e femminile. Ma facciamo un po’ di chiarezza sui termini.
Il termine identità di genere indica la percezione e la consapevolezza soggettive e auto-riferite di appartenere a uno dei due generi (maschile o femminile); è ciò che mi fa essere consapevole che “io sono un maschio” oppure che “io sono una femmina”. Si riferisce dunque a un senso interiore di mascolinità o femminilità.
Con il termine ruolo di genere invece si intende l’espressione esteriore, pubblica dell’identità di genere, ovvero quell’insieme di atteggiamenti, espressioni, modi di parlare e di vestire che servono ad indicare agli altri in che misura si è maschio o femmina.
Nella maggioranza della popolazione l’identità e il ruolo di genere sono corrispondenti al sesso biologico, ovvero ho gli attributi maschili (sesso)- mi sento uomo (identità)- gli altri mi percepiscono uomo (ruolo)
Nel transessualismo al contrario la persona è intimamente convinta che la propria identità e ruolo di genere siano discordanti dal sesso anatomico. A causa di questa grave incongruenza percepita, il transessuale desidera cambiare il sesso anatomico originale e cercare di avvicinarsi il più possibile all’altro. Adesso dovrebbe essere chiaro che il sesso anatomico e l’identità di genere non sono riducibili l’uno all’altro e non vi è un rapporto così lineare e determinato.
Ma il transessuale diventa una donna?
Innanzitutto precisiamo che con il termine “transessuale” ci si riferisce non solo agli individui di sesso maschile che desiderano diventare donne ma anche agli individui di sesso femminile che desiderano diventare uomini. Pensi che il primo caso di operazione chirurgica per il volontario cambiamento dal sesso femminile al maschile avvenne nel 1882 quando Sophia Hedwig diventò ufficialmente Herman Karl.
Ma prendiamo in considerazione il transessuale uomo. Questi vuole diventare il più possibile una donna. Egli acquisirà l’identità di donna tentando di appropriarsi più che può di ciò che culturalmente viene riconosciuto come “femminile” (abbigliamento, atteggiamento, gusti, reazioni ecc) e anche di ciò che fisicamente è femminile; potrà per esempio sottoporsi a terapie ormonali sostitutive, a trattamenti estetico-chirurgici e infine a interventi chirurgici di conversione sessuale, anche se non tutti i transessuali decidono poi di operarsi. E’ ovvio però che non potrà mai modificare il proprio corredo genetico, ed è per questo che, pur identificandosi personalmente con le donne, resterà sempre in una posizione “trans”, trasversale fra i generi.
“Un terzo sesso”?
La transessualità ha intaccato il dualismo uomo-donna e ha posto la questione dell’identità di genere come una scelta soggettiva piuttosto che come una predestinazione trascendente o ereditaria.. ereditaria o uomo-donnaarlens tenti di concupire una donna, sempliceme bagno femminile. li, e “l proprio genere . C’è chi parla in effetti di “terzo sesso” riferendosi a quei transessuali che modificano i loro tratti sessuali secondari senza procedere alla completa conversione genitale, determinando così una versione moderna del mitico androgine.
Il transessuale ha un’anima che si sente intrappolata in un corpo che non gli appartiene?
Il trans in effetti vive il suo corpo di uomo come un “tradimento” della natura rispetto a ciò che invece sente di essere.

Ma torniamo al caso Gardini-Luxuria, dovrebbero esserci i bagni per i transgender?
La creazione di un bagno transgender potrebbe rappresentare un pubblico riconoscimento di un’identità complessa non riconducibile e comprimibile all’interno del bipolarismo uomo-donna. Inoltre forse un bagno transgender rappresenterebbe un modo per “proteggere” quella parte della popolazione che si sente ancora a disagio, forse minacciata, di fronte al fenomeno del transessualismo che è ormai uscito dall’ombra. Certo, mi verrebbe da dire, proprio perché il transessuale si sente donna e rivolge le sue preferenze sessuali agli uomini non rappresenta assolutamente una miniaccia per le donne, quindi per una donna non c’è motivo di sentirsi in “pericolo”; forse si trattava di imbarazzo….
E l’imbarazzo da dove nasce?
L’imbarazzo è legato all’incontro con un’alterità, una diversità percepita come sconosciuta. Di fronte al nuovo, all’inaspettato vacillano le nostre certezze, le nostre consuete e rassicuranti mappe cognitive con cui ci orientiamo nel mondo. Una donna che non ha mai contemplato nel suo schema mentale di “bagno femminile” la possibilità che potesse essere frequentato anche da chi non è nato con gli attributi femminili, se si trova in una situazione del genere può provare disagio. E’ una questione di immaginario, intendo. Una cosa che non ti saresti mai immaginato, se accade, ti turba, c’è bisogno di una ristrutturazione del pensiero.
E che dire del fatto che si percepisce come invasione di uno spazio dedicato?
Se per spazio dedicato intende un luogo in cui le donne possono definire la propria identità di donna, mi sembra un po’esagerato per un bagno. Il bagno pubblico nasce per funzioni utilitarie; inoltre non tutti i bagni pubblici sono divisi per sesso, penso ai bar, ad alcuni ristoranti, in aereo, sul treno. E comunque se a questo si può contestare che ormai la funzione dei grandi bagni pubblici è anche quella di “transitare” momentaneamente per riassettarsi, e curare/consolidare la propria immagine, di uomo o di donna, bè allora i trans, al momento, hanno da andare nel bagno femminile. Perché l’immagine che loro vogliono dare a sé e al mondo è proprio quella di donna, per cui si truccano, si pettinano e si vestono come tali. E sulla questione della “sicurezza” e della privacy mi sono già pronunciata… non vi è pericolo che un trans tenti di concupire una donna, di guardarla con occhi indiscreti, al massimo, tenterà di assomigliarle.

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Laura Cioni

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