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Psicoterapia e Psicoanalisi

Lo Psicodramma (Parte II)

Il concetto di tele e di incontro
Moreno usa il termine tele per indicare ciò che costituisce la struttura primaria della comunicazione interpersonale, il cemento che tiene unito ogni gruppo, e il principale strumento del processo terapeutico e dell’incontro tra le persone.
Il tele è la più piccola unità di sentimento trasmessa tra un individuo e l’altro, espressione della naturale tendenza dell’uomo a porsi in relazione con i suoi simili. È quel ponte invisibile (tele, dal greco: lontano, influenza a distanza) attraverso cui scorrono le emozioni tra gli individui, che variano gradualmente lungo un continuum che va da un massimo – comprensione reciproca, comunicazione emotiva a doppia via – verso un minimo, che sfocia nell’indifferenza (=assenza di tele).
Nello psicodramma le relazioni di tele sono uno strumento decisivo del processo terapeutico. È fondamentale, infatti, trasformare le relazioni stereotipe, dipendenti, inibite, in relazioni genuine e reciproche. Il conduttore cerca con il gruppo – e di favorire all’interno del gruppo – un rapporto di questo tipo, non un rapporto di tipo transferale che, essendo basato sulla proiezione di fantasie inconsce, non è né genuino, né reciproco. Cerca, cioè, di portare le persone ad un incontro:

Un incontro a due: sguardo nello sguardo, faccia a faccia. E quando sarai vicino io coglierò i tuoi occhi e li metterò al posto dei miei, e tu coglierai i miei occhi e li metterai al posto dei tuoi, poi io ti guarderò coi tuoi occhi e tu mi guarderai coi miei (Moreno, in Motto, tradotto da Einladung zu einer Bbegegnung, Vienna, 1914)

La spontaneità-creatività (fattore S-C)
La spontaneità e la creatività sono per Moreno il motore primo dello sviluppo e del progresso umano, sia di quello ontogenetico che di quello filogenetico.
Nell´atto concreto spontaneità e creatività sono intimamente fuse, è per questo, infatti, che Moreno preferisce usare il termine fattore S-C, ma la prima è più da vedere come l´energia propulsiva che porta alla seconda. Se manca lo stato di spontaneità la creatività rimane inerte, qualunque sia la sua entità potenziale.
Spontaneità e malessere psicologico sono inversamente collegati: quando l’una diminuisce o manca, l’altro insorge o aumenta.
L’atto privo di spontaneità, quindi l’atto non creativo, è l’atto meccanico, ripetitivo, stereotipato, che si riproduce per inerzia nonostante siano lontane le condizioni che lo hanno generato; atti di questo genere sono propri delle macchine, dei computer, dei robot. La spontaneità e la creatività, invece, spingono a rompere gli schemi, ad evitare le cristallizzazioni, al continuo cambiamento. Sono quindi fondamentali sia per l’individuo, ai fini di non irrigidirsi in moduli comportamentali fissi e stantii, sia per l’intera società, ai fini di un progresso reale e non solo apparente.
Lo psicodramma nasce proprio con queste finalità: aiutare l’uomo a liberarsi da ruoli prefissati e troppo rigidi, e a sperimentarne di nuovi; ampliare la conoscenza di sé e della propria storia; sviluppare e incrementare le capacità comunicative e relazionali. È un riaddestramento alla spontaneità, è un riportare in vita ciò che era in origine. I bambini infatti, diceva Moreno, nascono con la spontaneità, anzi, nascono proprio grazie ad essa; è la cultura che poi la deforma e irrigidisce.
Il concetto di ruolo
Ciò che maggiormente differenzia la concezione moreniana di ruolo da quella di altri autori è il grado di libertà o di prescrittività ad esso attribuito. Per la maggior parte dei teorici del novecento il ruolo è principalmente un adeguamento ad un modello; per Moreno, invece, è espressione della spontaneità e della creatività dell’individuo. Egli definisce il ruolo come

la forma operativa che l´individuo assume nel particolare momento in cui reagisce a particolari situazioni in cui sono coinvolte altre persone e oggetti”, e la sua funzione è quella di penetrare l´inconscio del mondo sociale e di mettervi ordine. (Moreno,1946, p.38).

Il ruolo implica sempre una relazione con altri, persone o cose, ed è questa una delle sue funzioni principali: mettere l’individuo in relazione con ciò che è fuori da sé. È attraverso i ruoli che egli può esprimere sé stesso nel mondo.
Ma il ruolo non è solo un mezzo d’espressione, non viene solo agito, ma anche rappresentato a livello mentale, ed è per questo che può essere anche un importante strumento per conoscere sé stessi e modificarsi. Una volta raggiunta la forma di rappresentazione mentale, infatti, il ruolo può diventare oggetto di conoscenza, di ulteriori elaborazioni, e quindi di cambiamento.
Quello di ruolo è un concetto centrale nelle formulazioni di Moreno, sia teoriche che metodologiche: è dai ruoli che emerge il sé (e non viceversa), ed è attraverso il gioco di ruolo, l´inversione di ruolo, ecc. che si può apprendere qualche verità su sé stessi, e migliorarsi.

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