Secondo l’autorevole Centers for Disease Control and Prevention americano, è proprio tra i gruppi d’età più avanzata che è maggiore il rischio di depressione, soprattutto di forme lievi. Si stima che la depressione lieve, a sintomi sfumati, spesso ambigui e facilmente confusi con i primi problemi cognitivi, raggiunga una prevalenza del 3-4,5% oltre i 65 anni.
Disturbi dell’umore negli over 60
Altre stime, anch’esse molto autorevoli, sono anche più drammatiche: alla stima di disordini depressivi maggiori del 2% oltre i 65 anni, si aggiungerebbe un 10-15% di soggetti che sperimenterebbero episodi più o meno frequenti di caduta del tono dell’umore e di depressione.
Soprattutto nelle fasce d’età più avanzate, il problema della caduta del tono dell’umore e di episodi più o meno frequenti di depressione lieve non è solo legato alla qualità di vita: molti studi dimostrano che dal 10% al 20% di chi manifesta una depressione sottosoglia svilupperà un disordine depressivo maggiore entro 12 mesi; uno studio addirittura stima questo tasso di conversione tra il 28% e il 41%.
E non è tutto: la depressione sottosoglia accentua il rischio e la gravità delle co-morbilità come diabete, patologie cardiovascolari, asma e artriti. Se il rischio relativo di morte nella depressione maggiore è di 1,58 (sovramortalità del 58% rispetto alla popolazione generale), nella depressione sottosoglia questo rischio si riduce solo al 1,33.
Riconoscere queste forme può non essere facile per la grande variabilità di presentazione e per la possibilità che i lievi problemi cognitivi dell’età più avanzata mascherino le lievi alterazioni del tono dell’umore. Occorre inoltre pensare alla possibilità di cause prevenibili dei disturbi del tono dell’umore e della cognitività, come l’assunzione di benzodiazepine e ipnotici, oppiacei o anticolinergici.
Trattandosi di manifestazioni sfumate e non ancora di depressione maggiore, almeno inizialmente questi problemi possono essere affrontati con strategie mirate alternative agli antidepressivi di più frequente impiego, anche per sfruttare il vantaggio dell’elevata tollerabilità rispetto a SSRI e triciclici.
I benefici delle formulazioni contenenti la molecola SAMe
A questo proposito, molto interessanti sono i risultati proposti dalla Harvard Medical School, una delle facoltà mediche più prestigiose del mondo, sull’S-adenosil-l-metionina (SAMe). La SAMe è un metabolita fisiologico dell’organismo indispensabile per la sintesi dei neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina e dopamina, tutti coinvolti nella regolazione del tono dell’umore, e per la sintesi dei fosfolipidi delle membrane neuronali.
Sei studi su otto hanno confermato la superiorità della SAMe rispetto al placebo nei disordini depressivi, oltre a un’equivalenza tra SAMe e antidepressivi triciclici. Si tratta di studi condotti con formulazioni a base di SAMe a posologie giornaliere superiori a 400 mg/die, condotti in forme conclamate di depressione: di conseguenza, indicativi che l’impiego di un minor dosaggio di SAMe, anche per stati di depressione di minore entità, comunque presenterebbe un buon profilo di sicurezza. La molecola SAMe è stata autorizzata al dosaggio massimo di 250mg come Integratore Alimentare.
Inoltre, due studi in cui la SAMe è stata combinata con un triciclico, hanno dimostrato un’accelerata risposta al trattamento rispetto al solo triciclico; un ulteriore studio ha dimostrato l’aumentata risposta antidepressiva al SSRI venlafaxina.
Tra le formulazioni a base di SAMe, la formulazione orosolubile, grazie al fatto che bypassa il metabolismo di primo passaggio epatico, aumenta la biodisponibilità della SAMe e degli altri principi attivi e ne accelera l’assorbimento rispetto alle precedenti formulazioni in compresse gastroresistenti.