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Autore Pro, Comportamento

Matrimoni & Decisioni

ABSTRACT
Sposarsi o meno è una decisione difficile; ci accompagnerà tutta la vita.
Come facciamo a selezionare il partner ideale?
Utilizziamo le regole delle teorie normative che prevedono informazione perfetta, tempo illimitato e complessi calcoli logico-matematici?
Ciò ci permetterà di selezionare il partner ideale, ma siamo sicuri che sia fattibile?
No.
Allora come facciamo? Spesso seguiamo i suggerimenti del cuore e ci accontentiamo necessariamente del partner sufficientemente buono.
E se il matrimonio si rivela un fallimento?
Perché a volte perseveriamo nel portarlo avanti?
Possono la teoria della decisione e l’economia comportamentale darci una chiave di lettura?
Proviamo.

La decisione può essere definita come la capacità di valutare e di scegliere, all’interno di un ventaglio di opzioni differenti, quella che possa garantirci il miglior risultato possibile.

Nello studio del decision making  è possibile distinguere due tipi di approcci:

L’approccio normativo al processo decisionale

1. L’approccio normativo  che studia gli assiomi, i principi  che definiscono la “scelta razionale” che viene compiuta da un individuo “pienamente razionale”: l’homo economicus. 

All’interno di questo approccio si collocano le teorie sviluppate da economisti e matematici, in particolare la Teoria dell’Utilità Attesa (Expected Utility Theory) di von Neumann e Morgenstern (1947) che riprende e sviluppa gli studi di Bernoulli (1738).

L’approccio assume che l’individuo che  deve effettuare una scelta abbia davanti a sé tutte le opzioni possibili,  conosca con sicurezza le conseguenze di ciascuna di esse, sia in grado di valutare per ciascuna  i costi e i benefici. La scelta sarà quindi il risultato di un calcolo logico-matematico, tale da garantire la miglior decisione  possibile, quella in grado di massimizzare la sua  utilità.

Nel caso in cui l’homo economicus decidesse di sposarsi riuscirebbe, quindi a scegliere il partner  in grado di garantire il miglior matrimonio possibile: la scelta razionale che massimizza la sua felicità.

L’approccio descrittivo al processo decisionale

2. L’approccio descrittivo  che ci racconta  come gli individui nella realtà scelgono e prendono una decisione. 

All’interno di questo approccio si collocano le teorie sviluppate dagli psicologi, in particolare la Teoria del Prospetto (Prospect Theory) di Kahneman (premio Nobel per l’economia nel 2002) e Tversky (1979).

L’approccio descrittivo considera il  modello dell’individuo dalla “razionalità limitata” che quando prende una decisione  è vittima di problemi legati alla memoria, all’attenzione, al modo di ragionare, al tempo limitato e soprattutto alle emozioni. 

A fronte di problemi complessi o di informazioni incomplete, per facilitare o abbreviare il processo decisionale, si lascia guidare dalle euristiche, strategie cognitive, scorciatoie mentali,  e si accontenta della  soluzione “sufficientemente buona”. 

Potrebbe anche affidarsi ai  vecchi proverbi della tradizione che funzionano da euristiche sociali.  “Moglie e buoi dei paesi tuoi”: Il detto fa riferimento al  timore  che deriva da ciò che è sconosciuto  e da cui potrebbero nascere contrasti, incomprensioni. Meglio  quindi celebrare matrimoni fra individui dello stesso ambiente al fine di una migliore unione.

Le euristiche spesso funzionano , altre volte no, e i nostri rapporti, purtroppo, possono  sfociare in un insuccesso ma, nonostante ciò, decidiamo  di perseverare  nel portare avanti un matrimonio infelice fatto di incomprensioni, accuse reciproche, ripicche, dolore.

Perché? 

Possiamo provare a spiegarlo utilizzando alcuni concetti della teoria della decisione ed altri presi a prestito dall’economia comportamentale, scienza  che studia i processi decisionali economici di individui e istituzioni.

La Prospect Theory: introduzione

Prospect; Theory;

La Prospect Theory con la sua funzione di valore esprime matematicamente e graficamente come un soggetto valuta un cambiamento rispetto ad un punto di riferimento.

Il punto di riferimento in questo caso è il giorno del nostro matrimonio. Ora dopo diversi anni dove ci troviamo? Sulla curva nel quadrante in alto a destra,  quello dei guadagni, dei successi, della felicità? 

Oppure siamo sulla curva nel quadrante in basso a sinistra, quello delle perdite, delle sconfitte, del dolore?  

Se siamo insoddisfatti evidentemente ci troviamo in quest’ultimo.

In questo caso la Prospect Theory ci dice che siamo propensi al rischio: siamo infelici, ma dopo le prime perdite, delusioni,  che ci hanno causato un forte dolore ora la curva si è appiattita, è asintoticamente tendente all’infinito, e sentiamo meno le ulteriori perdite. Siamo quindi disposti a rischiare, ad andare avanti con il nostro matrimonio giorno dopo giorno, sperando che magari domani possa accadere qualcosa che farà cambiare la prospettiva e potremo quindi risalire la curva e tornare nel quadrante della felicità.

Contabilità mentale

Il Mental Accounting è la teoria di Thaler (premio Nobel per l’Economia nel 2017) secondo cui gli individui possiedono un sistema psicologico di contabilità che violando il principio di fungibilità del denaro, proprio della teoria economica classica (la teoria normativa), influenza le nostre scelte in modo rilevante.
La contabilità mentale si riferisce alla tendenza a dividere  la ricchezza  in diversi conti mentali in base a vari criteri soggettivi, inclusa la fonte di provenienza del denaro e l’uso previsto: un conto per le spese correnti,  uno  per le spese eccezionali, un altro in cui far confluire i risparmi per la vecchiaia, etc. Ad ogni conto corrisponde una differente propensione al consumo e quindi consente agli individui di rafforzare la proprie capacità di autocontrollo.

La contabilità mentale riguarda anche il modo in cui le persone  considerano  le loro azioni in termini di guadagno o perdita: in alcuni casi possono usare un solo conto mentale generale in cui contabilizzano tutte le operazioni compiute in un certo periodo, in questo caso di parla di conto mentale integrato e il saldo rappresenta la differenza tra guadagni e perdite; in altri casi  utilizzano conti mentali separati. 

Allo stesso modo possiamo aprire diversi conti mentali ciascuno riferito ad un particolare aspetto della nostra vita: uno per il matrimonio, uno per le relazioni sociali, uno per il lavoro, un altro per la  salute, oppure utilizzare un solo conto mentale generale. 

Ora se abbiamo utilizzato un conto mentale generale ed è in attivo grazie alle soddisfazioni che derivano dalla vita sociale e lavorativa, possiamo decidere di continuare nel nostro matrimonio anche se non è proprio felice.

Se invece abbiamo utilizzato diversi conti mentali separati, e quello del matrimonio è in perdita, per farlo tornare in attivo dovremo sottrarre risorse ad altri conti. Ad esempio, togliere tempo e risorse dal conto mentale “svago con gli amici”  per dedicarlo al conto “matrimonio”.

Siamo disposti ad effettuare una nuova allocazione delle risorse, per evitare il dolore di  chiudere un conto in perdita?

Costi sommersi del matrimonio

In economia un costo sommerso è un costo che è già stato sostenuto in passato e non può essere recuperato (teoria normativa).   Anche se gli economisti sostengono che i costi irrecuperabili non sono da considerare ai fini delle decisioni future, nella vita di tutti i giorni le aziende, ed allo stesso modo gli individui,  spesso non riescono ad ignorare  tali spese quando devono prendere decisioni riguardo al futuro di un prodotto  o di un matrimonio.

L’incapacità di ignorare i costi passati conduce alla decisione di investire ulteriori risorse in un progetto perdente, anche quando sono disponibili soluzioni migliori, pur di non ammettere la sconfitta.

La fallacia dei costi sommersi mantiene la gente attaccata troppo a lungo a progetti di ricerca poco promettenti, a opere fallimentari, a matrimoni infelici, in cui la decisione migliore sarebbe quella di chiudere per evitare altre perdite, ma noi abbiamo investito molto, e non siamo disposti a buttare via tutte le energie investite, perseveriamo…

Regret o rammarico: emozione negativa

Il rammarico o regret è un’emozione negativa, dolorosa, che si sperimenta a scelta avvenuta quando di fronte all’esito della nostra decisione ci rendiamo conto che non corrisponde esattamente a quello che ci eravamo prefigurati. Ci biasimiamo per aver effettuato la scelta sbagliata: …se non mi fossi sposata……

Inoltre, le decisioni che determinano un’azione  volta a cambiare lo status quo tendono a generare maggior regret rispetto a decisioni volte a mantenerlo e quindi ad evitare il cambiamento. 

Ecco allora che possiamo decidere di non agire, di perseverare nella tristezza del nostro legame,  per evitare un dolore ancora più grande: il rammarico …se non mi fossi separata…….

Aforisma sul Matrimonio

Terminiamo con un aforisma: “Sposarsi o non sposarsi non è importante. In ogni caso ti pentirai.” – Socrate, (Atene 469 a.C. – 399 a.C.).

Bias del senno di poi (lo sapevo che sarebbe finita male……) più regret. 

Evidentemente le scelte riguardo al  matrimonio sono sempre state  molto difficili e  la teoria della decisione ha radici molto  antiche.

Luigia Barzaghi 



Bibliografia 

Kahneman, D. – Tversky, A. 1979, “Prospect Theory: An Analysis of Decision Under Risk”, Econometrica, 47(2), , 263-291

Thaler, R. H. 1985,”Mental Accounting and Consumer Choice,” Marketing Science 4, 199-214. 

Kahneman, D.  2011, “Thinking, Fast and Slow” 

Connolly, T. – Zeelenberg, M. “Regret in Decision Making”, Sage Journals, First Published December 1, 2002 

Link articoli pubblicati dalla Autrice

https://abetterplace.it/la-curva-della-felicita

http://www.nudgeitalia.it/blog/index.php?id=632769681795710976

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