Il volume intende presentare una nuova metodologia psicoterapica che riesca a rafforzare reciprocamente i risultati e le conquiste della psicologia della Gestalt di Fritz Perls e della Psicologia Analitica di C.G. Jung, tale metodologia trova applicazione e divulgazione all’interno della Scuola Italiana di Medicina Psicosomatica (SIMP). Dopo una presentazione dei contributi sia filosofici che psicologici che hanno concorso alla strutturazione di questa nuova metodologia, gli autori si addentrano in una interessante presentazione di tecniche pratiche e riferimenti a terapie reali. Le parti finali del libro suggeriscono una serie di esercizi pratici che affondano le radici anche nello psicodramma di Moreno, dando al volume una connotazione da libro di testo che soddisfa appieno la curiosità del lettore.
Donadio e Carta postulano che le Gestalt, attraverso il loro sviluppo nell’ hic et nunc servano per svelare parti inconsce e per permettere al paziente di entrare in contatto con emozioni che nelle interpretazioni dinamiche sembrano rimanere spesso solamente intellettualizzate. Il pensiero di Jung e la sua Psicologia Analitica, possono iscrivere la terapia della Gestalt entro un orizzonte più ampio, risolvendo alcune contraddizioni in essa implicite che la portano a trasformarsi assai facilmente in una terapia sintomatica. A rigore, l’intervento terapeutico gestaltico termina quando il paziente ha preso pieno contatto con la situazione presente. Per il terapeuta gestaltista, infatti, il paziente deve saper chiudere le gestalt dall’hic et nunc come luogo di intervento sulla struttura della nevrosi e sulla dinamica del contatto/ritiro. Se questa impostazione viene accolta troppo rigidamente, la percezione dell’hic et nunc come luogo di effimero soddisfacimento dei bisogni è un rischio molto verosimile. Se l’intervento terapeutico si interrompe ed evita di analizzare a fondo la struttura dei come del paziente, esso rischia di divenire sintomatico. Qui sta un punto di grande differenza tra Gestalt e Gestalt Analitica.
La terapia Gestalt Analitica si propone di allargare il come gestaltico per giungere alle figure che stanno dietro quelle presenti. In questa ottica l’interpretazione e la seduta individuale aprono l’analisi della situazione svelata nella seduta Gestalt Analitica di gruppo verso l’analisi delle strutture archetipiche.
Spesso, l’amplificare il bisogno qui-ed-ora, il bisogno “gestaltico”, verso la classe di quel bisogno, assume la connotazione dell’avvicinarsi ad un senso diverso della vita. Come abbiamo detto, se l’analisi gestaltica del come viene portata veramente a compimento, essa acquisterà da sé il valore proprio dell’analisi di quelle che abbiamo chiamato le classi, ma che potremmo anche chiamare archetipi. È facile il rischio di sottovalutare la grande difficoltà di questo lavoro che ci spinge a ricondurre il problema del disagio psichico entro l’alveo junghiano. La terapia Gestalt Analitica si avvale dei grandi pregi delle sedute gestaltiche di gruppo che permettono lo svilupparsi di un forte ed immediato contatto, che eliminano le razionalizzazioni e conducono dritte alle emozioni. Sulle emozioni e sui come scatta l’innesto del pensiero analitico. Le emozioni, che si svolgono entro modalità particolari e che focalizzano oggetti appartenenti al campo gestaltico, vengono da qui intese come funzioni emotive. Alla loro base vi è una sorta di facilitazione che ne definisce il tipo, la forma, la qualità di rapporto che esse stringono con i loro oggetti. L’emozione che la seduta gestaltica elicita, che chiarisce e depura dai meccanismi di difesa; che emerge dal rimosso (dallo sfondo indifferenziato) e chiude lo spazio vuoto e aperto della gestalt presente, è la via che rappresenta un archetipo. Questo è un motore che produce emozioni.
Se il flusso del presente mi pone di fronte a varie situazioni in cui litigo col capoufficio, poi con mio padre ed infine con un vigile urbano che mi blocca ad un incrocio, l’analisi profonda di uno solo di quei modi in cui litigo, pur entrando e operando nel qui e nell’ora, si addentrerà in realtà, sulla struttura del litigare con qualcuno che è insieme capoufficio, vigile, padre. L’analisi profonda del come mi porterà necessariamente alla classe di quei litigi, e siccome nella realtà presente le classi dei comportamenti non esistono, mi porterà a visualizzare il fatto che, nel tempo e dentro il tempo, si svolgono scene che rimandano alla generazione del tempo; nel qui e nell’ora, nel contatto con il presente, si diffraggono scene che creano il qui e l’ora e che definiscono le forme del contatto.
La psicologia analitica dà alla comprensione delle strutture dei comportamenti e degli affetti un altro orizzonte: quello che, rivelandosi nel presente, scopre le modalità di generazione di questo particolare presente che il paziente deve giungere a riconoscere come suo. Non è necessario identificare un passato reale e storico per svelare le modalità attraverso cui il paziente forgia il proprio hic et nunc; gli archetipi scavalcano la realtà poiché ne sono le condizioni a priori; sono forme e strutture di produzione di simboli i quali, a loro volta, danno significato e investono gli oggetti. Un elemento del campo acquista particolare importanza perché viene caricato di un senso particolare e quel senso è, insieme, reale e simbolico.
Purtroppo il volume presentato non ha edizioni più recenti, sarebbe interessante vedere quali, a distanza di quasi venti anni, rivisitazioni dei concetti espressi in maniera embrionale abbiano avuto conferme e smentite sia sul piano teorico che nella pratica clinica.