l’“Eye Movement Desensitization and Reprocessing” (EMDR) è un approccio psicoterapeutico integrato e trasversale che si focalizza sulla risoluzione delle problematiche, conflitti, disagi attuali considerando che ciò che accade ora deriva dalle informazioni, ricordi del passato, antichi che sono stati congelati nella memoria, quindi la focalizzazione dell’EMDR è sul ricordo dell’esperienza traumatica per elaborarla a livello emotivo, cognitivo e a livello delle sensazioni corporee.
L’EMDR nasce nel 1987 con la psicologa Francine Shapiro che applicò su di sé delle stimolazioni bilaterali oculari e fece studi sul Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) su reduci dal Vietnam e vittime di abusi ottenendo risultati positivi in entrambi i casi a seguito dell’applicazione dell’EMDR.
L’EMDR agisce sulle difficoltà del presente andando all’origine, nel passato ed operando nel futuro, l’obiettivo dell’EMDR è di riprendere l’informazione, l’immagine, il ricordo originale e permettere al paziente di rielaborarlo in modo che l’informazione congelata diventi adattiva nel presente.
La stimolazione bilaterale oculare, uditiva, tattile, facilita l’elaborazione dell’informazione e permetterebbe che venga rafforzata l’informazione elaborata adattiva. L’EMDR non è una semplice stimolazione bilaterale, ma è un approccio strutturato e complesso e i risultati si sono avuti non solo per vittime da traumi ma anche per la generalità dei pazienti.
Nel 1995 l’EMDR uscì dal campo sperimentale per diventare un metodo terapeutico standard, strutturato in otto fasi:
1. Anamnesi e raccolta storia paziente: si tratta di individuare gli episodi, i momenti, immagini traumatiche che diventeranno di volta in volta l’obiettivo su cui lavorare, il target;
2. Preparazione paziente: è la fase di conoscenza reciproca dove è possibile instaurare la cosiddetta alleanza terapeutica, si forniscono spiegazioni sulle modalità del lavoro, di intervento, si spiegano alcune tecniche di rilassamento da utilizzare nei momenti maggiormenti emotivi o di difficoltà, si introduce la ricerca del posto sicuro che potrebbe servire in caso il paziente si trovi in uno stato di attivazione che gli crei disagio o stress, così si invita il paziente a pensare un posto che conosce o nella fantasia dove ha sperimentato o potrebbe sperimentare calma, tranquillità, benessere, si invita il paziente a comunicare quello che nota stando in quel posto compresi gli odori, suoni, immagini, persone;
3. Assessment: si inizia a lavorare considerando l’episodio traumatico peggiore o il più antico e in particolare con l’immagine peggiore, si chiede la cognizione negativa relativa a se stessi rispetto all’immagine e la cognizione positiva, cioè come vorrebbe vedersi rispetto all’immagine, si chiede di dare un valore da 1 a 10 sulla validità della cognizione negativa, si chiede l’emozione nel momento presente pensando all’immagine, si chiede di dare un valore da 1 a 7 sulla validità della cognizione positiva ed infine si chiede dove è possibile localizzare un eventuale sensazione disturbante a livello corporeo);
4. Desensibilizzazione: si chiede alla persona di visualizzare l’immagine, l’episodio collegandola alla cognizione negativa individuata e alla sensazione corporea e fare attenzione a quello che nota senza soffermarsi, come se stesse vedendo la situazione dal finestrino di un treno in corsa, e tutto ciò chiedendo di seguire delle stimolazioni bilaterali che possono essere visive seguendo l’alternarsi del movimento delle dita, oppure uditive ascoltando dei suoni alternati o tattili dando colpetti sul dorso o palmo delle mani per alcuni set di 30-40 secondi;
5. Installazione: dopo di essersi accertati che l’evento è considerato non più negativo si chiede di considerare la cognizione positiva individuata seguendo le stimolazione bilaterale che questa volata durano meno tempo;
6. Scansione corporea: si chiede se ci sono ancora sensazioni corporee disturbanti;
7. Chiusura: si forniscono indicazioni di natura psicoeducativa avvisando che l’elaborazione dell’informazione può continuare e di annotare quello che succede;
8. Rivalutazione: all’inizio della seduta successiva si chiede se l’immagine, l’episodio è ancora disturbante o meno.
L’EMDR può essere usato anche con professionisti per affrontare un impegno imminente (Sandra Foster, Jennifer Lendl), in questo caso è indispensabile, innanzitutto, aiutare la persona a sviluppare una fiducia in se stesso e a questo scopo il terapeuta può aiutare la persona a valutare quello che già sa fare ai fini di quella Prestazione Ottimale e, in questo caso, non lavora su eventi passati ma rimane focalizzato sulla prestazione imminente.
A tal fine è opportuno invitare la persona a mettere da parte qualsiasi cosa che vada al di fuori del compito attuale, comprese le distrazioni interne, quali dubbi su se stessi o preoccupazioni spiegando che si lavorerà sui temi del passato quando si avrà più tempo, ora è opportuno focalizzarsi sull’evento imminente, quindi concentrarsi sulla prestazione imminente e rinforzare quello che sa già fare.
L’auspicabile intervento può essere utilizzato per aiutare la persona a:
sviluppare risorse interne (riesame del successo), allo scopo di aiutare a stabilire un senso di efficacia e di possibilità per il Futuro: aiutare la persona a concentrarsi sulle sensazioni positive legate a ogni risorsa, trattasi di un lavoro su autoefficacia;
sviluppare un piano per un’azione futura efficace: far descrivere la situazione impegnativa da superare, attraverso una modalità ipnotica, fare in modo che la persona immagini l’intera prestazione dall’inizio alla fine facendo attenzione a sentire l’intero corpo, le sensazioni muscolari mentre fa questo, muovendosi all’interno dell’esperienza il più vividamente possibile e se c’è qualche distrazione suggerirgli che la può mettere in un contenitore e riprenderla in un secondo momento.
Attenzione: si precisa che l’approccio EMDR non si improvvisa ma bisogna apprenderlo attraverso dei corsi appositi che permettono di non incorrere in gravi errori ai danni delle persone che si fidano della professionalità del terapeuta.
(1) Shapiro F.: Eye Movement Desensitization and Reprocessing: Basic Principles, Protocols and Procedures. New York: Guilford Press, 1995.
(2) Balbo M., EMDR: uno strumento di dialogo fra le psicoterapie, McGraw-Hill, Milano, 2006.