fbpx

Mente

Le Stanze del Collezionista

Accompagnando non molto tempo fa un amico al cimitero monumentale dietro San Miniato per avere notizie su uno sconosciuto scultore vissuto nell’ottocento ci siamo imbattuti su una tomba in granito nero ove riposa una giovane donna. O forse non è stato un caso ma il mio amico voleva condurmi proprio li, dopo aver inciampato più volte su lastre tombali divelte e cornicioni pericolanti.
A molti il nome di Stefano Bardini dice poco, e se vi capitasse di domandare al custode del cimitero ove egli fosse sepolto non avreste risposta.
Ebbene quella tomba scolpita da Libero Andreotti è stata l’ultima dimora dell’illustre antiquario Bardini, (prima che venisse traslato a Trespiano) e che guarda a quella sua Torre del Gallo che aveva costruito e che svetta a pochi metri in linea d’aria.
Nel 2012 cade il centenario della sua morte, avvenuta il 12 settembre 1922. Sulla sua vita tanto si è scritto e non ci interessa scrivere cose che già altri piu abilmente e ampiamente hanno fatto.
A ricordarlo c’è lo splendido museo che ha lasciato in piazza de Mozzi, oggi impacchettato per restauri come un panettone, ma oltrepassata quel piccolo ingresso si possono assaporare “i canditi e le uvette”, cioè quadri, sculture, bronzi, fondi oro, cassoni nuziali e tanto altro.
La mostra su queste grandi collezioni “Le stanze del collezionista” rende omaggio a questi grandi uomini, sia ai mercanti e collezionisti che hanno acquistato, venduto e collezionato opere d’arte,” il collezionismo scelto dà assuefazione, e, come la droga, richiede dosi sempre piu consistenti” (catalogo della mostra “L’antiquario in cornice”) Per citarne alcuni il Volpi e l’ Horne con le loro case museo, i Bellini, gli Hacton, l’ eclettico Stibbert.
Certo si è accusato anche alcuni commercianti di essersi arricchiti e aver privato l’Italia di tante opere vendute all’estero, sicuramente la legislazione del nuovo stato unitario non garantiva in questo senso, l’ aver soppresso gli ordini religiosi mise nel mercato una quantità considerevole di antichità e l’abolizione dell’istituto del fedecommesso fece si che nobili famiglie desiderose di mantenere il loro standard di vita disperdessero le loro collezioni che gli avi avevano loro lasciato con quel vincolo che garantiva appunto l’inalienabilità. Palazzi ricchi di tesori frutto dello stratificatisi nei secoli, partivano per altri lidi,basti pensare a parte delle collezioni Farnese, Chigi, Albani, Barberini. ”L’opera rimane radicata nel suo luogo e nel suo tempo, e non potrebbe essere staccata o spostata senza che il suo stesso significato ne venga compromesso” così scrive in un libro di qualche anno fa il celebre Jean Clair in “La crisi dei musei”.
Forse oggi non c’è un Bardini del 2000 e forse non c’è nemmeno più l’antiquario di una volta, serio, preparato che riconosce a colpo d’occhio la qualità di un oggetto. Cos’è un antiquario? “ si presenta come un animale stanziale, ma invero è capace di migrare ovunque si presenti una preda da cacciare……vive e agisce al di fuori del branco , la bottega è la sua tana” (“L’antiquario in cornice”)
Questo mondo sembra venir meno.
Probabilmente anche un certo disinteresse per l’arte, la mancanza di cultura possono essere una concausa, l’antichità deve stimolare va apprezzata e capita il che implica un certo approfondimento. Il Marinetti affermava di voler liberare il paese dalla fetida cancrena di archeologi e antiquari. Chi sono oggi, ce ne sono ancora, sono antiquari con la a maiuscola come si intendevano prima, persone erudite, esperte di storia, numismatica di latino che vendevano o aiutavano grossi collezionisti a creare i loro musei. La mostra “Le stanze del collezionista” parla appunto di loro degli antiquari e dei collezionisti.

Picture of Emanuele Deplano

Emanuele Deplano