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Azienda e Organizzazione

Didattica Televisiva: Esibizione dell’Intimità dalla Tv Verità ai Reality Show

A partire dagli anni ’90 del secolo scorso, la tv italiana si è andata sempre più caratterizzando come veterotelevisione, ossia genere di programmi verità con l’obiettivo informativo di affrontare problemi di vita quotidiana riguardanti la gente comune e con l’obiettivo formativo-conoscitivo di rappresentare realtà vicine e lontane dal contesto fisico, culturale e sociale delle persone.

L’analisi dettagliata di molti programmi verità conducono tuttavia alla scoperta di una discrepanza tra obiettivo dichiarato ed obiettivo reale; se si vuole conoscere la realtà per come essa è nella sua veridicità non basta lo schema semplicistico e precostituito offerto dalla tv poiché la qualità del reale è quello di essere complesso, ampio, spesso mutevole e contraddittorio.

Giungere alla conoscenza vera di un fenomeno richiede dunque una ricerca lunga e paziente nel corso della quale si possono ottenere informazioni contraddittorie ed imprecise, momenti di smarrimento e disorientamento che solo al termine di un lungo periodo potranno diventare risposte precise ed esaurienti.

La tv ha il fine contrario; dando risposte immediate, brevi, di semplice comprensione banalizza la realtà, per imboccare un pubblico dotato solo di curiosità spicciola e non disposto ad impegnarsi in un cammino di ricerca lungo e complesso.

Inserendosi in una mission commerciale propria di qualsiasi azienda, la tv verità punta alla quantità dei suoi spettatori, non alla qualità ed ogni mezzo è buono per raggiungere il massimo livello di audience, come possono dimostrare le scene televisive che mettono in onda emozioni forti, nella pianificazione commerciale di voler coinvolgere quella grossa fetta di pubblico che non ama leggere né ha gusti o passioni particolari, alla ricerca di un intrattenimento emotivamente prorompente ma intellettualmente disimpegnato.

Alcuni studiosi dei media definiscono i programmi verità come delle “realsificazioni”, amalgami cioè di realtà e mistificazione; a tale caratteristica rispondono i diversi quiz truccati o i reality show dove i partecipanti parlano apertamente dei loro problemi, manifestano i loro sentimenti, mettono in atto scene di commozione collettiva concordate anticipatamente.

A differenza della tv di pubblico servizio qual era per esempio Mi manda Lubrano, sostituita in seguito dall’attuale Mi manda Raitre, caratterizzata da una componente informativa pur nella spettacolarizzazione spesso dei fatti trattati, i programmi di realsificazione puntano a sviscerare l’intimità delle persone, creando situazioni sentimentali (come in Agenzia matrimoniale), facendo incontrare parenti lontani (Carramba che sorpresa), provocando liti e conflitti all’interno di nuclei familiari (Amici).

E’ la tv dei buoni e dei cattivi sentimenti.

Invasione dell’intimità in tv: pubblicizzazione del privato e privatizzazione del pubblico
Alla fine degli anni ’90 ebbe un enorme successo il talk show Amici di sera, dove genitori, figli, zii, vicini di casa venivano posti al centro dello studio televisivo e invitati ad esibire rancori, paure, rabbia, accuse reciproche, alla presenza di un pubblico che aveva il compito di istigarli e spronarli a farsi ogni tipo di calunnie e di una conduttrice con la quale avevano stabilito a priori un rapporto di sottomissione psicologica ed una rigida distribuzione di ruoli.
Sullo stabilirsi anticipato di rapporti tra invitati, pubblico e conduttrice, riporta quanto segue la psicologa Anna Oliverio Ferraris:
“Le vittime vengono preparate al loro ruolo in incontri preliminari, nel corso dei quali ricevono attenzioni, complimenti, incoraggiamenti, persino amicizia (in trasmissione ci si chiama per nome). In un clima di eccitazione (finalmente in tv!) costoro si convincono che la loro storia è degna di essere raccontata e sarà di ammaestramento a quanti la ascoltano. Questo lavoro di preliminari sui partecipanti è essenziale affinché poi essi siano docili e recitino fino in fondo la loro parte. Nei confronti del pubblico a casa la conduttrice rappresenta il volto familiare a cui gli spettatori possono affidarsi e da cui possono lasciarsi condurre sia per quanto riguarda il giudizio sulle vittime che per l’acquisto dei prodotti reclamizzati negli intervalli pubblicitari.Il rapporto animatrice-pubblico in studio è anch’esso squilibrato. Il pubblico in studio è in una posizione di subordine rispetto al conduttore in quanto sa che se non rende non sarà richiamato (e pagato). Esistono regole non scritte che gli invitati intuitivamente sanno di dover rispettare se vogliono apparire anche nelle puntate successive: una di queste è che il conduttore non deve mai essere attaccato se non in forma scherzosa o tale da fornirgli il destro per meglio figurare, per acquistare simpatia e carisma presso il pubblico a casa. Il pubblico in studio ha una sua parte da recitare e ogni partecipante incarna un tipo riconoscibile”.
L’esibizione dei conflitti quotidiani, unita alla preparazione preliminare dei contenuti da trattare, ad una scenografia cistercense e alla marchetta pubblicitaria porta la trasmissione al conseguimento di tre obiettivi specifici:

  1. La vendita e la pioggia di spot pubblicitari che finanziano la trasmissione;
  2. La visibilità del pubblico e degli invitati che attraverso la spettacolarizzazione dell’intimità possono soddisfare forme di prepotente narcisismo;
  3. l’intrattenimento morboso e meramente consumistico degli spettatori a casa.

L’invasione dell’intimità in tv non è caratterizzata solo da un fenomeno che lo studioso Enrico Menduini definisce pubblicizzazione del privato, ma anche da quello di privatizzazione della sfera pubblica, come mostrano palesemente alcuni talk show seguiti da lungo tempo (Porta a porta, Maurizio Costanzo Show) nei quali persone pubbliche davanti allo schermo, parlano di sé, della loro famiglia, dei loro hobby, finendo in molte occasioni per esibirsi con canti e balletti.
Simile crescendo di esibizionismi dell’intimo ha generato nel pubblico a casa l’aspettativa che se il politico o il vip di turno non si mostrano persone soddisfatte di sé e pienamente realizzate tanto meno possono essere credibili negli argomenti che sostengono.
Terreno fertile per il massiccio avvento dei programmi dell’intimo è stato favorito dalla valorizzazione da parte dell’azienda televisiva all’opinione comune sul giudizio esperto ed approfondito delle questioni riportate nelle trasmissioni.
A tal proposito sostiene Menduini:
“Rispetto al parere dell’esperto, del medico, dell’accademico la tv valorizza la testimonianza, le emozioni e i sentimenti, l’esperienza diretta; ma esprime anche la debolezza delle agenzie di intermediazione. Diventa una specie di volontariato alleggerito, un luogo di negoziazione e di intermediazione sociale: ci riferiamo soprattutto al pubblico degli spettatori, piuttosto che a coloro che si mostrano in tv che ci sembrano delle cavie di laboratorio, delle spalle dello spettacolo…anche se talvolta la tv estorce il discorso intimo, qui nessuno origlia, nessuno spia o carpisce i segreti altrui, perché è noto in partenza il carattere pubblico dell’enunciazione, diversamente da quanto accade in un confessionale o sul lettino dell’analista”.
Valenza psicologica e pedagogica degli attuali reality show
Gli attuali reality show, come Grande Fratello, L’isola dei famosi, La fattoria, ecc., hanno poi esasperato lo sfoggio del sé più intimo, portando all’anhttp:\\/\\/psicolab.netamento di ogni senso di pudore che ha sempre costituito quel terreno di riservatezza dove custodire e sorvegliare con prudenza ed accortezza i segreti più profondi di sé, da svelare a persone, in un tempo e in un luogo stabiliti liberamente e personalmente.
Il mezzo mediatico impone invece una messa a nudo della propria intimità e quotidianità davanti a chiunque e dovunque, che conduce ad un assoggettamento al giudizio pubblico e ad uno svuotamento della propria identità a favore di una omologazione dell’apparire anche a costo di diventare spudorati.
Manifestare spudoratezza in tv comporta infatti oggi il plauso della gente poiché è interpretato come sincero, senza http:\\/\\/psicolab.neta da nascondere.
Al contrario la riservatezza viene implicitamente sminuita, quando non addirittura assorbita nella più generale categoria della patologia, come sottolineato dallo psicologo Umberto Galimberti:
“Quanti sono interessati a che l’individuo non abbia più segreti e al limite neppure più un’interiorità perché le pareti della casa di psiche sono crollate, alimentano il proliferare incontrollato di queste trasmissioni che, a livello subliminale, veicolano la persuasione che la spudoratezza è una virtù: la virtù della sincerità. Per quanto la cosa possa apparire strana, la sua realizzazione nella nostra società è già in corso e il processo di eliminazione del pudore è quasi completo perché il pudore può essere non solo sintomo di insincerità, ma addirittura di introversione, di inibizione, se non di repressione…sintomi di un adattamento sociale frustrato”.
Dal punto di vista pedagogico, tali format televisivi hanno generato nei giovani una mentalità dove domina la convinzione che solo comparendo sullo schermo si possano ottenere pienamente identità e prestigio che vanno a coincidere con popolarità ed elevato benessere economico.
L’energia giovanile viene attivata così solo per ottenere il successo ad ogni costo, nell’atteggiamento disfattista che ogni sacrificio sia vano e che mete migliorative sul piano civile, culturale e sociale siano inutili.
Viene a mancare pertanto quella spinta a migliorarsi, di cui parla A. Oliverio Ferraris:
“Che senso ha – pensa il giovane spettatore – impegnarsi in compiti complessi, studiare (o addirittura leggere) quando coloro che partecipano al GF ottengono denaro e celebrità, senza possedere alcun talento, formazione o cultura ? Il ragionamento non fa una grinza. Normale quindi che il primo giorno delle selezioni per la X edizione del GF si sia immediatamente formata, fuori dagli studi televisivi, un’animata coda di giovani lunga mezzo chilometro”.
Riferimenti in ordine di apparizione nell’articolo
Anna Oliverio Ferraris, Grammatica televisiva, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997, p.67.
Enrico Menduini, I linguaggi della radio e della televisione, Il Mulino, Bologna 2002, p.179.
Umberto Galimberti, L’ospite inquietante, Feltrinelli, Milano, 2007, p. 59.
Anna Oliverio Ferraris, Lettera del direttore, in Psicologia contemporanea, bimestrale, luglio-agosto 2009, p.3.


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Antonella Di Luoffo